Il PD di Gubbio replica a Bori: “No al commissariamento, reggenza legittima”

Tensione alle stelle nel PD di Gubbio: la Reggenza replica duramente a Bori

GUBBIO – Sale il livello di tensione all’interno del Partito Democratico di Gubbio dopo il controverso commissariamento deciso dal segretario regionale Tommaso Bori. La decisione, che ha visto l’affidamento della guida provvisoria del circolo eugubino al sindaco di Gualdo Tadino, Massimiliano Presciutti, ha scatenato una forte reazione da parte della reggenza del PD locale.

In una nota ufficiale, la Reggenza del PD di Gubbio ha criticato duramente le modalità con cui è stato annunciato il commissariamento. “Il segretario umbro del PD, consigliere regionale Tommaso Bori, ha inviato una mail contenente una lettera non datata, non firmata e senza alcun tipo e forma di contraddittorio, per annunciare il commissariamento del circolo del PD di Gubbio,” si legge nel comunicato. La nota sottolinea come questa decisione sia stata presa “in spregio a qualsiasi regola che disciplina e regola la vita del nostro partito e alla legittima volontà degli iscritti, degli organismi elettivi del congresso e degli elettori del PD di Gubbio.”

La Reggenza non risparmia parole dure per descrivere l’azione di Bori, definendola priva di “elementi fattuali e di diritto” e rigettandola integralmente come “arbitraria, discrezionale e bulgara”. Nel comunicato, si ribadisce che “il PD di Gubbio è correttamente governato da una reggenza legittimamente eletta dall’Unione Comunale che, come da statuto, è sovrana.”

La questione del commissariamento sembra destinata a infiammare ulteriormente il dibattito interno al partito, sollevando interrogativi sul rispetto delle procedure democratiche e sull’autonomia dei circoli locali. Mentre il segretario regionale Tommaso Bori non ha ancora risposto alle accuse, è evidente che il PD di Gubbio non intende accettare passivamente la decisione imposta dall’alto, invocando il rispetto dello statuto e delle volontà espresse dagli iscritti.

Questa vicenda rappresenta un banco di prova importante per il PD umbro, chiamato a risolvere una crisi interna che rischia di avere ripercussioni significative sull’unità e sulla credibilità del partito a livello locale e regionale.