Il 2024 è stato dichiarato anno del “Turismo delle Radici” dal Ministero degli Affari Esteri e della cooperazione internazionale, un anno importante per chi desidera riconnettersi con la propria storia e le tradizioni di famiglia. In meno di un secolo dall’Italia, dalla seconda metà dell’Ottocento, si registrano 27 milioni di partenze, ed oggi nel mondo parliamo di una progenie di sessanta milioni di discendenti italiani. Il turismo delle radici è diventato una tendenza sempre più popolare, offrendo l’opportunità di esplorare i luoghi di origine dei propri antenati, di immergersi nella cultura locale e di creare un legame profondo con il proprio passato. È in questa ottica che ilComune di Gualdo Tadino, che ospita il Museo Regionale dell’Emigrazione Pietro Conti, inaugurato nel 2003, con il contributo della Regione Umbria, Servizio relazioni Internazionali, ha istituito una proficua collaborazione con le comunità di umbri all’estero, favorendo l’interscambio culturale e avviando nuove progettualità.
Lo scorso martedì sono stati ricevuti dal Sindaco Massimiliano Presciutti e dall’amministrazione comunale, presso la sala del Consiglio del Comune di Gualdo Tadino, il Presidente Ariel Lucarini ed i membri dell’Associazione del Centro Umbro di Buenos Aires, insieme al gruppo facente parte del progetto “Binario due”, programma di viaggi orientato al turismo che nasce dalle radici dell’Associazione.
“In quasi dieci anni abbiamo contribuito concretamente e attivamente a diffondere le radici delle persone di origine italiana che hanno visitato la loro terra d’origine”, ha sottolineato Ariel Lucarini, “abbiamo favorito l’incontro con i parenti in Umbria ed altre regioni, riannodato i fili della memoria, riuscendo in diversi casi a far tornare in Italia per la prima volta persone che non erano più rientrate”.
Il nutrito gruppo, prevalentemente proveniente da Buenos Aires, ha avuto modo di apprezzare il percorso museale della città, scoprire la maiolica a lustro oro e rubino, attraversare gli scorci caratteristici del centro e visitare il Museo Regionale dell’Emigrazione Pietro Conti. “Non sono mancati i momenti di commozione”, ha spiegato Catia Monacelli, direttrice del Museo, “alcuni hanno ritrovato documenti ed oggetti appartenuti alle loro famiglie, altri le emozioni e le atmosfere di un’esperienza di vita così totalizzante, altri il calore di una terra che non hanno mai dimenticato, orgogliosi di sentirsi si argentini, ma anche italiani. E poi c’è chi ha caldeggiato l’ipotesi di tornare a vivere in Umbria e in particolare a Gualdo Tadino”.