L’Accordo di programma per Acciai speciali Terni è all’ultimo miglio. Quante
volte abbiamo ascoltato questa affermazione? Nello sport del ciclismo l’asserzione
esprime che da lì a poco qualcuno attraverserà la linea del traguardo. Nel caso
specifico, invece, l’affermazione sta a significare che l’eventuale Accordo è sì
all’ultimo miglio, ma fermo. Da troppi mesi. Nell’incontro di fine anno a Roma, gli
attori che necessariamente debbono sottoscriverlo hanno ribadito le proprie
posizioni, con il Ministro Urso che sintetizzando le stesse posizioni, ha chiuso la
riunione con un cronogramma utile a sciogliere i nodi sul piano tecnico riguardo
all’approvvigionamento energetico e in relazione alle risorse che saranno messe a
disposizione da Mase e Mimit a supporto del Piano industriale di Arvedi Ast, per
giungere alla firma dell’Accordo di programma entro il mese di febbraio.
La riunione al Ministero del made in Italy ha confermato, purtroppo, una
sensazione: per la prima volta almeno nella storia degli ultimi trent’anni, gli attori
protagonisti, Governo, Regione, Comune, hanno dato l’impressione di non essere
coesi verso il raggiungimento di un obiettivo comune, quello della protezione delle
produzioni in viale Brin con relativa salvaguardia occupazionale, passando
attraverso un piano di investimenti, pubblico-privato, in grado di traguardare
l’Acciaieria verso una manifattura sempre più sostenibile da un punto di vista
ambientale economico e sociale.
Si proceda con ordine allora. Gli attori sono ancora convinti della strategicità del
sito ternano in chiave non solo localistica ma anche internazionale? La produzione
di acciaio inossidabile insieme a quella dei fucinati e dei tubi, pur nelle fasi di un
mercato in continua fibrillazione, rappresenta ancora un volano l’Italia? Se le
risposte sono positive è chiaro che ognuno debba metterci del proprio
salvaguardando gli interessi di una Comunità ed inquadrando la questione tenendo
presente tutti i profili come è sempre stato fatto, da quello europeo a quello locale,
passando per governo e regione.
Come Cisl e Fim Cisl ricordiamo che temi come l’energia e la discarica sono da
sempre al centro delle discussioni per il mantenimento degli Acciai speciali ternani.
Anche nel Progetto di riconversione e riqualificazione industriale, Prri, per l’Area di
crisi industriale complessa di Terni-Narni, è previsto, tra l’altro, il sostegno a
progetti imprenditoriali ad alto valore aggiunto per le vocazioni del territorio e che
promuovano l’innovazione dei processi produttivi in chiave di efficienza energetica
e sostenibilità ambientale. Ricordiamo, poi, come nel 2012 le Organizzazioni
sindacali locali furono le prime a sostenere che si poteva recuperare la scoria
prodotta dai forni e dai convertitori trasformandole in risorsa, riducendo il
conferimento in discarica. Furono sempre le Organizzazioni sindacali locali a
richiedere alla Commissione europea la Certificazione dell’acciaio, un marchio CE
“Conformité Européenne” in grado di fare chiarezza sulla composizione chimicofisica in modo da porre argine ai prodotti non certificati provenienti da importazioni
selvagge da paesi che non sono in grado di produrre acciai certificati, rispettando i
diritti sul lavoro e l’ambiente.
Il piano industriale per le acciaierie di Terni dovrà costituire uno dei principali
elementi di rilancio della siderurgia italiana che ha bisogno di essere accompagnato
da un accordo di programma importante ed efficace che sostenga il mantenimento e
lo sviluppo del polo siderurgico ternano comprensivo del suo indotto.
Come Cisl e Fim Cisl ribadiamo che tocca alle Istituzioni dimostrare in tempi rapidi
e certi che si possano confezionare progetti di politica industriale di caratura
europea a sostegno di Arvedi Ast.
Cisl e Fim Cisl ritengono Arvedi Ast un global player in grado di elaborare un
Piano industriale capace di incrementare i volumi trovando il giusto mix tra area a
caldo e area a freddo come rappresentato più volte dalla Proprietà. Un Piano
industriale rivolto anche al mercato internazionale, in grado di garantire,
potenziandoli ulteriormente, gli standard in materia di qualità del lavoro e rispetto
dell’ambiente.
L’Accordo di programma è una occasione da non sprecare. Per tutti.