Il Consiglio comunale ha approvato con 19 voti favorevoli e 7 contrari l’odg presentato dai capigruppo di
maggioranza per riattivare l’adesione del Comune di Perugia alla Rete nazionale delle Regioni e degli enti
locali per prevenire e superare l’omolesbobitransfobia (Re.a.dy).
A illustrare l’atto è stato il capogruppo del Pd, Lorenzo Ermenegildi Zurlo, che, facendo riferimento a una
campagna denigratoria che lo ha interessato, ha ringraziato la presidente del Consiglio comunale Elena
Ranfa, i consiglieri e le consigliere di maggioranza, nonché quelli di minoranza, nello specifico Varasano e
Arcudi, che gli hanno riservato parole di vicinanza. Ermenegildi Zurlo ha sottolineato che non tutti possono
contare su questo tipo di sostegno. Proprio per questo è stato presentato l’odg: le istituzioni hanno infatti il
dovere di rimuovere le discriminazioni, specie nei confronti delle minoranze.
La Rete Re.a.dy – spiega l’odg – è nata nel giugno 2006, nell’ambito del Pride nazionale, dall’iniziativa della
Città di Torino, in collaborazione con il Comune di Roma, per riunire i rappresentanti istituzionali di dodici
pubbliche amministrazioni, tra Regioni ed enti locali, con l’obiettivo di metterli in rete, attraverso la
condivisione di una Carta di intenti, documento costitutivo che ne definisse finalità, compiti, organizzazione
e impegni. Sono oltre 300 i partner di quello che vuole essere uno spazio di condivisione e interscambio di
buone prassi finalizzate alla tutela dei diritti umani delle persone LGBTQIA+ e alla promozione di una
cultura sociale del rispetto e della valorizzazione delle differenze.
L’Amministrazione comunale di Perugia nel 2007 ha approvato la Carta d’Intenti per la costituzione della
Rete Re.a.dy. Il Piano Triennale di Azioni positive 2014 – 2016 (DG 495 del 23.12.2013), all’obiettivo
“Prevenire e contrastare le discriminazioni e il fenomeno della violenza di genere”, aveva previsto, attraverso
apposite linee di intervento, di sviluppare iniziative e buone prassi tese a prevenire i rischi di violenza
rispetto all’orientamento sessuale e a favorire la diffusione di conoscenze sulla cultura queer e sulle famiglie
arcobaleno. Il Comune di Perugia, nel successivo Piano Triennale di Azioni positive 2017 – 2019, ha ritenuto
di non voler confermare tali impegni.
La segreteria nazionale di Rete Re.a.dy, nel 2020, ha provveduto ad avviare la procedura di sospensione per
inattività per il Comune di Perugia, posto nella condizione di partner “inattivo” sul finire del 2021. Poiché,
tuttavia, non è mai stato deliberato il recesso dalla Rete, l’Amministrazione potrà, senza bisogno di ulteriori
atti o deliberazioni, rinnovare e confermare la propria volontà di adesione e riprendere così a svolgere attività
volte al superamento delle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere.
Tenuto anche conto che la sindaca ha istituito, per la prima volta nella storia del Comune di Perugia, la
delega alle “Politiche LGBTQIA+” e che nelle Linee programmatiche 2024-2029 è stata posta particolare
attenzione alle tematiche dei diritti civili, al contrasto alle discriminazioni e alla violenza di genere, l’odg
impegna l’amministrazione a porre in essere ogni necessaria azione per riattivare di nuovo la partnership con
la Rete, ribadendo e rinnovando la volontà di adesione piena e attiva del Comune di Perugia.
Chiara Calzoni (Perugia Civica), pur premettendo che ogni persona ha diritto di vivere in una società che la
rispetti e che ne garantisca la dignità e i diritti fondamentali, ha espresso la sua posizione sul punto 7 della
Carta d’intenti della Rete, laddove si prevedono azioni formative per il personale scolastico. Quando si parla
di scuola e formazione a suo avviso è infatti necessario farlo con equilibrio e senza forzature; così invece si
pone un problema di metodo e di merito (chi decide i contenuti della formazione, criteri di scelta dei docenti,
come garantire pluralismo etc.) e resta imprecisato anche il ruolo delle famiglie. Parlare di rispetto e
inclusione è giustissimo – dice la consigliera – ma bisogna evitare che la scuola diventi luogo di
sperimentazione. Per questo ha chiesto che il punto 7 sia rivisto prevedendo: coinvolgimento diretto delle
famiglie, facoltatività della formazione su questi temi e approccio realmente pluralista.
Secondo Francesca Pasquino (Pd), l’odg consente di ribadire l’importanza della tutela dei diritti civili e
sociali per una società equa, inclusiva e libera. Questi diritti, infatti, sono le fondamenta di una società
democratica e rispettosa delle diversità e richiedono un impegno costante e collettivo. Riattivare un’adesione
reale e operativa alla Rete per la consigliera è dunque un passo importante per costruire una comunità
davvero inclusiva, senza paura né vergogna. Re.a.dy – ha continuato – è un network nazionale che attraverso
la condivisione di buone pratiche, la formazione e la sensibilizzazione si impegna a promuovere politiche e
iniziative concrete per l’inclusione. In ciò, secondo Pasquino, non c’è alcuna sperimentazione. Essere parte
di questa Rete consente di rafforzare l’impegno per i diritti umani e la parità di trattamento.
Per Leonardo Varasano (Progetto Perugia) la dignità della persona è sempre intangibile e da tutelare.
L’adesione alla Rete, tuttavia, lo lascia perplesso in relazione ad alcuni aspetti della Carta d’intenti (il
consigliere ha richiamato l’art. 7 laddove si parla di “orientare le politiche”). A suo avviso, si può aderire al
valore della tutela della persona, ma avere perplessità rispetto ad alcuni punti di tale documento.
Per Fabrizio Ferranti (Perugia per la sanità pubblica) l’odg solleva una questione di civiltà e di giustizia
sociale. Il consigliere ha citato una ricerca che ha riguardato 1300 studenti dell’Umbria: circa il 20-26% è
vittima di atti di bullismo e 2 su 10 subiscono offese per l’orientamento sessuale, reale o presunto. Dati che a
suo avviso raccontano storie di sofferenza. Il bullismo omofobico – ha sottolineato – crea un clima ostile che
compromette la salute mentale dei più giovani: un fenomeno da combattere con azioni come formazione
nelle scuole e sensibilizzazione, ma anche attraverso l’adesione a un network nazionale come Re.a.dy, un
modo per chiarire che Perugia è una città che non arretra di fronte ai diritti civili.
Nicola Volpi (FdI), dopo aver espresso vicinanza a Ermenegildi Zurlo, ha affermato che ogni tipo di
aggressione e discriminazione è senz’altro un atto da denunciare in tutte le forme e in tutti i consessi, ma è
lecito avere perplessità rispetto ad alcuni aspetti della Carta d’intenti. L’adesione alla Rete significa sancire
tale documento in modo integrale senza poterlo modificare; ciò preoccupa il consigliere, in particolare sotto
il profilo della libertà di educazione.
Per Federico Balducci (Pd) ci sono problemi che nel tempo si sono risolti parlandone all’interno della
scuola. E’ necessario mettere in campo azioni affinché operatori sociali, insegnanti e personale medico
possano riconoscere e andare incontro alle difficoltà della comunità LGBTQIA+ e delle famiglie.
Elena Fruganti (FdI) ha auspicato che l’adesione alla Rete e la messa in campo di iniziative specifiche
tengano conto delle sensibilità di tutti i cittadini, visto che la Carta d’intenti appare come una sorta di delega
in bianco. Non è dato sapere, in altre parole, quali saranno le politiche che di anno in anno il Comune attuerà.
Inoltre, siccome si dice che la Rete si farà portavoce delle istanze del Comune presso il governo, la
consigliera ha chiesto che sia assicurata una condivisione in materia.
Secondo Lorenzo Falistocco (Alleanza Verdi Sinistra), si tratta di cogliere anche il messaggio che viene
dalle nuove generazioni, che chiedono di incrementare strumenti e messaggi valoriali. Approvando l’odg, si
intende dare soprattutto un segnale a tutte le persone che subiscono discriminazioni: dalla loro parte c’è un
Comune pronto ad affrontare certe tematiche.