Quarta e penultima giornata del Festival Internazionale del Giornalismo a Perugia. La
mattina di sabato 12 aprile c’è attesa per l’incontro con Nathan Thrall, vincitore del
Premio Pulitzer 2024 (non fiction), e si chiude con due protagonisti della scena italiana:
Roberto Saviano e Diego Bianchi. In mezzo, una giornata densa di appuntamenti che
spaziano dai fronti caldi dei conflitti in atto da Gaza all’Ucraina, alla Siri, alla violazione dei
diritti umani, alle censure e alle inchieste rivoluzionarie.
Yuval Abraham, regista del documentario premio Oscar No Other Land, sarà protagonista
di un secondo intervento a #ijf25 con una nuova inchiesta sull’intelligenza artificiale e i
crimini di guerra. Spazio anche alle storie delle donne giornaliste che, tra Afghanistan,
Ucraina e Messico, sfidano la censura e pagano con l’esilio o la vita il diritto di raccontare.
Tra gli eventi imperdibili: l’anteprima in Italia del film How to Stop a Nuclear War di Paul
Jay, l’intervento di Lydia Cacho, la giornalista investigativa messicana più premiate al
mondo, la testimonianza di Zahra Joya, una delle voci più coraggiose del giornalismo
afgano, e la storia emblematica della giornalista ucraina Victoria Roshchyna, uccisa
mentre documentava l’occupazione russa. Dal pomeriggio, si accende il programma
italiano, con Francesca Mannocchi, Iosonouncane, Francesca Cavallo, Benedetta
Tobagi, Marco Damilano, Francesca Rossi, fino al monologo esclusivo di Saviano e
l’attualità racconta in pure stile Propaganda Live, con Diego Bianchi, Paola Celata e
Francesca Mannocchi.
Ecco di seguito i dettagli di alcuni degli eventi in programma sabato 12 aprile 2025.
Alle ore 12 al Teatro Pavone il Festival Internazionale del Giornalismo propone l’incontro
con Nathan Thrall, vincitore del Premio Pulitzer 2024 per la saggistica e autore del
bestseller internazionale A Day in the Life of Abed Salama. Tradotto in oltre due dozzine di
lingue e acclamato dalla critica, il libro racconta con straordinaria profondità una storia di
dolore e ingiustizia in Palestina, intrecciando il personale e il politico in un reportage di
rara potenza narrativa. A dialogare con Thrall sarà Jodie Ginsberg, CEO del Committee
to Protect Journalists, figura di riferimento nella difesa della libertà di stampa a livello
globale.
INFO https://www.festivaldelgiornalismo.com/programme/2025/a-day-in-the-life-of-abed-
salama
Yuval Abraham, co-regista del documentario premio Oscar ‘No Other Land’, nella sua
veste di giornalista investigativo sarà protagonista del panel Spionaggio, abuso dell’IA e
tortura alla luce del sole: inchieste rivoluzionarie che possono cambiare il mondo, in
programma sabato 12 aprile alle 11:30 al Teatro Pavone. Insieme al pluripremiato reporter
Meron Rapoport, Abraham analizzerà le indagini pubblicate da +972 Magazine e Local
Call su questioni cruciali come l’utilizzo dell’intelligenza artificiale negli attacchi israeliani a
Gaza, le operazioni di spionaggio contro la Corte Penale Internazionale, i meccanismi di
propaganda, la tortura nei centri di detenzione israeliani e i traffici d’armi su scala globale.
Sul palco con Yuval Abraham, Meron Rapoport, cofondatore dell’iniziativa per la pace A
Land for All; Oren Ziv, fotografo e reporter per +972 Magazine; Ghousoon Bisharat,
direttrice dello stesso magazine, Francesca Caferri, inviata de la Repubblica.
INFO https://www.festivaldelgiornalismo.com/programme/2025/espionage-abuse-of-ai-
and-torture-in-broad-daylight-groundbreaking-investigations-that-can-change-the-world
Sabato mattina alla Sala dei Notari, il regista e giornalista Paul Jay presenterà in
esclusiva per #ijf25, il suo nuovo documentario How to Stop a Nuclear War, ispirato al
libro Doomsday Machine: Confessions of a Nuclear War Planner scritto da Daniel
Ellsberg, il whistleblower dei Pentagon Papers. Narrato da Emma Thompson, il film rivela
come la strategia nucleare degli Stati Uniti sia stata fondata su segretezza, menzogne e
una scioccante disponibilità a rischiare l’annientamento globale. Jay esplora le minacce
inventate e la propaganda della Guerra Fredda che hanno alimentato la corsa agli
armamenti, e come queste narrazioni influenzino ancora oggi la politica internazionale.
Dopo la proiezione di 13 minuti, Jay dialogherà con Robert K. Elder, presidente e CEO
della Outrider Foundation, realtà che promuove il giornalismo e la narrazione
multimediale sui cambiamenti climatici e le minacce nucleari. Un’occasione unica per
riflettere – con rigore giornalistico e visione cinematografica – su uno dei temi più urgenti
della nostra epoca.
INFO https://www.festivaldelgiornalismo.com/programme/2025/how-to-stop-a-nuclear-war
Cosa significa davvero trovarsi in prima linea nella difesa della libertà di stampa? Quali
battaglie si sono già combattute e quali, purtroppo, restano ancora irrisolte? A queste
domande proveranno a rispondere alcuni tra i più coraggiosi difensori del giornalismo
indipendente nel panel Ci siamo già passati: la lotta continua per la libertà di stampa, in
programma alle ore 15 all’Auditorium San Francesco al Prato.
Tra loro ci sarà Lydia Cacho Ribeiro, una delle giornaliste investigative più premiate al
mondo, costretta all’esilio per aver denunciato il traffico di minori, la corruzione e la
violenza di genere in Messico. Con oltre venti libri pubblicati e tradotti in numerose lingue,
ha ricevuto più di 60 riconoscimenti internazionali, tra cui il Premio UNESCO/Guillermo
Cano per la libertà di stampa e il titolo di World Press Freedom Hero dell’IPI.
Accanto a lei, la giornalista ucraina Natalie Gumenyuk, nota per il suo lavoro in zone di
conflitto e per la difesa dell’informazione pubblica in tempo di guerra, e Özgür Öğret,
rappresentante del Committee to Protect Journalists in Turchia, da anni impegnato nel
documentare le violazioni della libertà di stampa sotto un regime sempre più repressivo. A
moderare il panel sarà Scott Griffen, direttore esecutivo ad interim dell’International Press
Institute.
In un momento storico cruciale, a pochi mesi dal 75o anniversario dell’IPI – la più antica
organizzazione internazionale per la libertà di stampa – l’incontro metterà in luce sfide
attuali e strategie per il futuro: dall’aumento della sorveglianza e della propaganda, fino
agli attacchi diretti contro i giornalisti e il controllo politico dei media. Un’occasione per
ribadire l’urgenza di una solidarietà globale e di un impegno rinnovato per garantire un
giornalismo d’interesse pubblico libero, sicuro e resiliente.
INFO https://www.festivaldelgiornalismo.com/programme/2025/weve-been-here-before-
the-continuous-fight-for-press-freedom
Era giovane, coraggiosa e determinata a raccontare ciò che nessuno voleva o poteva
documentare. La giornalista ucraina Victoria Roshchyna ha sfidato ogni rischio per
entrare nei territori occupati dai russi, dove la sola appartenenza a un media ucraino
significava, nella migliore delle ipotesi, l’arresto. Nell’estate del 2023, dopo aver raccontato
Mariupol e altre città occupate dall’interno, Victoria è scomparsa. Aveva solo 27 anni.
Dopo oltre un anno di prigionia senza accuse né diritti, i suoi genitori hanno ricevuto una
breve comunicazione dal Ministero della Difesa russo: “Vostra figlia è morta il 19
settembre 2024. Il corpo sarà restituito in uno dei prossimi scambi di prigionieri.” Nessun
dettaglio aggiuntivo. Tre mesi dopo, il corpo non è stato ancora restituito, e le circostanze
della sua morte restano oscure. Il suo caso è tragicamente emblematico: secondo l’Istituto
ucraino di informazione di massa, almeno 30 giornalisti civili ucraini sono attualmente
detenuti in Russia, molti senza accuse formali.
Il panel Catturata, torturata, scomparsa: cosa comporta raccontare l’occupazione russa in
Ucraina. Il caso di Victoria Roshchyna si terrà sabato 12 aprile alle 14:00 nella Sala dei
Notari di Palazzo dei Priori. A discuterne saranno Anna Babinets, cofondatrice e direttrice
di Slidstvo.info; Yanina Kornienko, giornalista investigativa della stessa testata; Pauline
Maufrais, responsabile per l’Ucraina di Reporters Without Borders; e Oksana Romaniuk,
direttrice dell’Institute of Mass Information. A moderare l’incontro sarà Angelina
Kariakina, cofondatrice del Public Interest Journalism Lab.
INFO https://www.festivaldelgiornalismo.com/programme/2025/captured-tortured-
vanished-what-it-takes-to-cover-the-russian-occupation-in-ukraine.-the-case-of-victoria-
roshchyna
Nel 2021, mentre i talebani riprendevano il controllo dell’Afghanistan, Zahra Joya
collaborava con The Guardian al progetto “Women Report Afghanistan”, dando visibilità
internazionale alla drammatica condizione femminile nel Paese. Minacciata per il suo
lavoro, è stata costretta a fuggire nel Regno Unito, dove continua a dirigere Rukhshana
Media, una testata indipendente che pubblica articoli in persiano/dari e inglese per
garantire che la voce delle donne afghane non venga messa a tacere.
Sabato 12 aprile alle 11:30, nella Sala Raffaello dell’Hotel Brufani, Zahra Joya sarà
protagonista dell’incontro Breaking the silence: the journalists working in secret to tell the
stories of Afghanistan’s women and girls, un’intervista esclusiva in cui racconterà la sua
lotta contro la censura, il lavoro clandestino delle giornaliste rimaste nel Paese e
l’importanza di continuare a documentare le violazioni dei diritti sotto il regime talebano.
Una delle voci più coraggiose del giornalismo afghano, Joya rappresenta oggi un punto di
riferimento per l’informazione libera e per tutte le donne che continuano a resistere
nell’ombra.
INFO https://www.festivaldelgiornalismo.com/programme/2025/breaking-the-silence-the-
journalists-working-in-secret-to-tell-the-stories-of-afghanistans-women-and-girls.-an-
interview-with-zahra-joya
Per oltre un decennio, nessun giornalista o investigatore ha potuto lavorare liberamente a
Damasco. Poi, in soli due giorni del dicembre 2024, tutto è cambiato. Nel panel Un Paese
trasformato: le due settimane che hanno sconvolto Damasco, in programma sabato 12
aprile alle 15:00 al Teatro del Pavone, saranno raccontate in prima persona quelle giornate
che hanno segnato una svolta storica. Al centro della conversazione, le voci di chi ha
documentato per anni il conflitto siriano dall’esilio e di chi è stato tra i primi a entrare nella
capitale dopo la caduta del regime di Assad, trovandosi finalmente libero di parlare,
indagare e testimoniare.
Hadi al-Khatib, fondatore di Syrian Archive, condividerà la sua esperienza nella raccolta e
verifica di prove digitali sui crimini di guerra, un lavoro che ha già portato all’emissione di
un mandato d’arresto internazionale contro Bashar al-Assad. Accanto a lui, la giornalista
siriana Nabieha Mahmoud Altaha, nota per il suo coraggio nel raccontare il Paese
dall’estero durante gli anni più duri del conflitto. Hiba Zayadin, senior researcher di
Human Rights Watch per la regione MENA, offrirà una lettura approfondita delle violazioni
documentate nel territorio liberato. A moderare sarà Lama Fakih, vice direttrice esecutiva
ad interim e responsabile dei programmi di Human Rights Watch, figura di spicco nella
documentazione delle crisi umanitarie in Medio Oriente.
Insieme, esploreranno cosa è stato scoperto in quelle due settimane cruciali, quali verità
sono emerse dopo anni di silenzio forzato, e che significato ha – per chi ha vissuto in esilio
e sotto minaccia – tornare a parlare apertamente della Siria. Un panel che intreccia
giornalismo, memoria e giustizia, restituendo la complessità di un Paese che prova a
riscrivere la propria storia.