Il processo penale telematico in Italia continua a essere un progetto ambizioso che, pur
nella sua necessità di modernizzazione, si scontra con realtà tecniche e operative tutt’altro
che perfette. La piattaforma “App”, sviluppata dal Ministero della Giustizia, era destinata a
rivoluzionare la gestione degli atti processuali e l’iscrizione delle notizie di reato da parte
della magistratura. Tuttavia, sin dal suo debutto, ha sollevato non poche difficoltà.
Criticità più volte evidenziate anche dagli Uffici giudiziari requirenti del Distretto umbro e
ribadite ieri mattina nel corso di una riunione su piattaforma teams organizzata dal
Procuratore Generale di Perugia e alla quale hanno preso parte tutti i Procuratori umbri e i
magistrati dei rispettivi Uffici.
A partire dal 1° aprile scorso, infatti, tutto doveva essere a regime. Ripercorrendo le tappe,
il 1° gennaio, quando la piattaforma App fu introdotta per la prima volta, i problemi
riscontrati dagli addetti ai lavori erano tali da rendere il sistema inutilizzabile. Molti Tribunali
intervennero prontamente per evitare un blocco totale del sistema giuridico, mantenendo
una doppia modalità di deposito cartacea e digitale. La speranza era che nel trimestre
successivo si potessero risolvere i problemi tecnici riscontrati. Purtroppo, con il passare
dei mesi, la situazione non ha mostrato miglioramenti: blocchi frequenti, lentezza operativa
e mancanza di funzionalità adeguate hanno continuato a caratterizzare “App”, mettendo
magistrati e avvocati in una posizione di difficoltà.
A marzo, il Consiglio Superiore della Magistratura ha formalmente richiesto un rinvio
dell’entrata in vigore del sistema, considerando le criticità ancora presenti. Il Ministro della
Giustizia, tuttavia, ha preferito procedere senza posticipi, promettendo che i problemi
sarebbero stati risolti entro la fine di marzo. L’ottimismo ministeriale si è rivelato infondato:
l’analisi condotta dalla Struttura Tecnica del CSM, composta da esperti del settore, ha
confermato che le inefficienze persistono, costringendo molti uffici giudiziari a sospendere
nuovamente l’obbligatorietà della piattaforma fino a maggio o giugno.
La stessa grave situazione è stata riscontrata nel distretto umbro dove, è stato evidenziato
nel corso della riunione del 15 aprile, si registra una carenza anche nell’assistenza agli
Uffici da parte del Cisia, il distaccamento territoriale della Direzione Generale per i Sistemi
Informativi Automatizzati del Ministero della Giustizia.
I Procuratori umbri hanno evidenziato in particolare l’altro nodo cruciale che riguarda
l’iscrizione delle notizie di reato. Questa fase del procedimento, di competenza esclusiva
del pubblico ministero, è fortemente limitata dalla rigidità del software: non è possibile
eliminare o modificare adeguatamente i reati inseriti in fase di trasmissione, né correggere
eventuali errori. La gestione telematica, anziché semplificare il lavoro del magistrato, lo
complica notevolmente, rallentando i tempi di iscrizione rispetto al metodo tradizionale.
L’informatizzazione della giustizia, è stato sottolineato oggi, è un passaggio necessario e
inevitabile, ma deve essere attuata con strumenti efficaci che rispettino le esigenze del
sistema giudiziario. L’intento dei magistrati umbri, quindi, non è quello di tornare al sistema
cartaceo, ma di valutare caso per caso l’efficienza del nuovo sistema e di autorizzare, in
caso di criticità, tornare al deposito cartaceo al fine di garantire la continuità dell’attività
giudiziaria.